Le trasformazioni del territorio
Le trasformazioni del territorio e il modo di gestirle ( a Pinerolo e non solo) ci lasciano molto perplessi.
Il “cemento” ha divorato ( e continua a divorare) terreni attorno alla città. Una sovra-produzione che ha sprecato risorse senza, per altro, risolvere il problema di chi non possiede i mezzi finanziari per accedere alla “merce casa”. A decidere dove costruire è l’interesse privato ( sia pur legittimato dall’inserimento delle aree all’interno del Piano regolatore). Certo, il Comune incassa denaro che la legge permette, in parte, di utilizzare per il proprio funzionamento, ma infrastrutture ed urbanizzazione comportano costi … e non c’è dubbio: il futuro presenterà il conto.
Problemi, veramente, ce ne sono già adesso.
Ogni piovasco un po’ intenso ( e sono sempre più frequenti per cause di cui l’uomo non è incolpevole ) fa danni considerevoli. Sottopasso allagato, cantine allagate ( chiedete a quelli di Via Martiri …). La capacità di assorbimento di un terreno agricolo è venti volte quella di un terreno asfaltato.
Non c’è da stupirsi che le fognature, per la quantità d’acqua che si riversa in esse, entrino in crisi con una frequenza ben più alta di quella messa in conto nella fase di progetto. Un attento studio del territorio può dare preziose indicazioni sul da farsi. Anche in questo si può mettere a frutto l’esperienza di chi la città la abita. E’ vero che Pinerolo si sta dotando di un Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) che costituisce, anche, una sorta di mappatura delle zone a rischio. Un documento tecnico ( per affrontare un problema che è, anche, politico) che ci lascia dubbi per la discrezionalità delle scelte. Abbiamo notato, esaminando le mappe riportate sul sito del Comune che alcune zone classificate come III ( quelle a maggior rischio) sono destinate ad essere edificate. La CP7 ( … la solita CP7) e la CE6.3 ad esempio.
E’ proprio necessario andare a costruire in zone non sicure?
Ma la cosa più strana ( e su questo gradiremmo spiegazioni) è che queste aree, completamente prive di costruzioni, sono state classificate come edificate. Seguendo la legenda sono zone “III b “ invece che ”III a”. La cosa non è indifferente visto che, a seguito di opportuni interventi, le zone “ III b” possono continuare ad essere edificate mentre per, le “ III a” questa opportunità è esclusa dalle norme.
Una svista? una nostra interpretazione errata? Può darsi anche se, diceva Giulio Andreotti, “ a pensare male si fa peccato ma, spesso, ci si azzecca”.
Osservatorio 0121
Forum “Salviamo il Paesaggio”