La vicenda del Comitato di quartiere “Le Macine”
Prologo
Riteniamo il fatto di secondaria importanza, ma l’opposizione, Lega esclusa, ha cercato la risonanza mediatica non presentandosi all’ultimo Consiglio Comunale. Vorremmo non dargliela noi la risonanza cercata, ma ci pare d’obbligo spiegare.
Visione di parte ovviamente, tranne i fatti.
Antefatto
Ottobre 2016: un cittadino delle Macine vuole avviare un comitato di quartiere dove risiede, si trova con alcuni suoi conoscenti in un luogo privato e abbozzano un embrione di comitato e decidono di aspettare il Regolamento sulla Partecipazione (contenente alcuni articoli anche sui comitati di quartiere) sia concluso.
Luglio 2017: il Regolamento viene approvato dal Consiglio Comunale. La parte relativa ai Comitati di Frazione e di Quartiere è, per chiara scelta politica, improntato alla massima spontaneità e libertà di autoregolamentazione; l’unico punto normato è quello che prevede che il rappresentate, affinché possa interloquire a nome del Comitato con l’Amministrazione Comunale, debba essere votato con un minimo di democrazia.
Tutto il resto (confini, regolamento interno, attività) viene lasciato alle decisioni che autonomamente il comitato vorrà darsi.
Ottobre 2017: dopo aver pubblicizzato la prima riunione del Comitato di Quartiere i partecipanti sono solo quelli che hanno creato il comitato (sei), viene votato come rappresentante il promotore iniziale. Fra questi ci sono due nuclei famigliari e parenti di un consigliere del M5S di maggioranza. La Giunta, come da regolamento, riconosce con delibera il rappresentante non entrando nel merito della qualità del Comitato, ritenendo sostanzialmente sufficiente la documentazione prodotta (in verità mancante della descrizione della modalità di pubblicizzazione).
Fatto
Saputa l’esiguità dei votanti, la presenza fra questi di coniugi, la parentela con un consigliere di maggioranza e che il rappresentante è un ex attivista del Movimento, la minoranza con vari atti e con toni crescenti ha tentato di opporsi al riconoscimento, chiedendo l’annullamento della delibera relativa fino a disertare l’aula del Consiglio la sera del 30 novembre.
Epilogo
La stessa serata del 30 novembre si è tenuta la prima riunione del comitato presso il Centro Sociale di via Bignone dove, alla presenza del Sindaco e dell’Assessore alla Cultura e alla Partecipazione ed ad una trentina di cittadini, l’attuale referente ha comunicato l’intenzione di dimettersi in quanto raggiunto lo scopo di avviare un comitato di quartiere. Fra i cittadini presenti è parsa esserci la volontà di rivivere l’esperienza di un comitato piuttosto attivo di qualche anno fa. Si sono dati appuntamento a gennaio per rincontrarsi e forse, già in quella sede, votare il nuovo referente.
Morale
Il tema della partecipazione è uno scoglio su cui maggioranza ed opposizione si sono scontrate in maniera “vivace”.
Succede ogni qual volta si porta a termine un obiettivo stabilito, ma sorprendentemente, il tema della partecipazione ha scatenato reazioni accese e, lasciatecelo dire, piuttosto scomposte. Si tratta evidentemente di due concezioni antitetiche della visione dei cittadini in relazione alla cosa pubblica e, in definitiva, con la politica.
Demandare e delegare contro avvicinare e coinvolgere.
Cosa poteva fare la Giunta di fronte ad un primo e imperfetto tentativo di Comitato nascente in un quartiere popoloso? fare le pulci sul fatto che i votanti erano pochi e che non era accuratamente riportato la modalità di pubblicizzazione comunque avvenuta? Avrebbe dovuto bocciare questo tentativo?
Certo che lo poteva fare, ma sarebbe stato un ostacolare i primi passi, sicuramente incerti e da migliorare, di chi vuole provare a rimboccarsi le maniche ed attivarsi a favore del posto dove vive.
O forse si doveva fermare tutto perché il referente è un ex attivista del Movimento e un componente il padre di un consigliere? stiamo scherzando?
Ma poi si sa cosa fa il comitato di un quartiere ed il suo referente? lavora, lavora e poi lavora. Gratis.
Alla luce dei fatti sopra descritti si capirà che le accuse di “familismo” e addirittura di “aver scritto una brutta pagina di democrazia” suonano certamente esagerate ma soprattutto false.
Ed anche il non presentarsi in aula consigliare è una decisione, a nostro modesto parere ovviamente, da conservare per occasioni più nobili. Per esempio per la mancata partecipazione alla salvaguardia dell’ospedale, per lo sperpero di milioni di soldi della comunità per inutili cattedrali nel deserto, per la salvaguardia del verde ai piedi di Monte Oliveto.
Se poi si considera il fatto che la sera del 30 novembre il Consiglio Comunale prevedeva esclusivamente la trattazione di mozioni ed interrogazioni della minoranza e che per farlo si sono spesi soldi pubblici, l’assenza suona ancora più discutibile.
Fallo da frustrazione lo ha definito qualcuno di noi, se non la sola ragione di questo Aventino, probabilmente una forte componente.
Scusate la lungaggine, per alleggerirvi un po’ la lettura sarebbe bastata la visione e sopratutto l’ascolto di un brano classico:
M5S Pinerolo